Agosto in città non è poi così brutto: innanzitutto, rispetto a pochi anni fa, il numero di concittadini che condividono per amore o per forza la tua scelta è drasticamente aumentato; gli esercizi commerciali che terranno aperto tutto il mese sono parecchi, e lo strillano con sesquipedali coloratissimi cartelli convinti di strappare clienti alla concorrenza, che resteranno anche in autunno ed oltre; la città relativamente vuota prende un’aria risorgimentale-chic che cozza con le atmosfere postmoderne degli altri 11 mesi.
Si lavoricchia a ritmi rallentati e più umani, facilitati da un’afa in leggero calo rispetto ai vertici insopportabili di luglio: se capita di andare sulla pedemontana piuttosto che a Colorno o Polesine Parmense si gode anche di una rinfrescante brezza che lava via i cattivi pensieri, che invece nella canicola stazionano pesanti e plumbei.
Agosto in città è fatto su misura per i giovani anziani che non hanno più ambivalenti vincoli familiari, figli da crescere mogli da non fare annoiare sennò la danno via al garzone del lattaio mutui da pagare carriera da portare avanti suocere da sopportare con cristiana rassegnazione.
Si ricordano agosti preistorici, Cheltenham nel Gloucestershire (pronunciare: Celtnam nel Glostersciaier) 1975 sotto una impressionante canicola a una sagra del pudding (omologa delle nostre sagre dello gnocco fritto); Riviera del Conero 1984 con una unica fiumana di 12 chilometri dalla collina al mare guardata con spocchiosa noblesse dopo essersi rifugiati sul poggio di Villa Gigli tra Recanati e Loreto con l’amico Marco; Courmayeur 1973 dopo aver fatto un virtuale bagno nel calderone del vin brulè; Palermo 2001 a capire come dev’essere un’estate tropicale.
Vengono in mente canzoni che cantano agosto in modo non convenzionale e non previsto, dalla Agosto di Claudio Lolli ricordata già ieri che parla di una ripugnante strage che non era ancora quella di Bologna, di una Tu puoi dei Nomadi che oppone alla gente un po’ ottusa per la quale è solo agosto, agosto ad ogni costo le antiche fatiche dei pescatori ed un uomo in cerca di se stesso, ai Diaframma che vorrebbero chiudersi in casa con 2000 giornali porno, ad un Jovanotti che degregoreggia guardando la luna urbana.
E più in generale tutti i tuoi affettuosi fantasmi ti vengono a trovare specie nelle notti in cui è difficile prendere sonno e tu fai i conti su quanto ti costerebbe un condizionatore in nudo prezzo d’acquisto e in consumo elettrico salvo il fatto che non è il caldo che ti toglie il sonno.
Sono fantasmini teneri e comodi come gli omonimi calzettini e non fanno paura anche se a volte sono reali e non solo virtuali, e alcuni lasciano la camera piena di strani odori non del tutto piacevoli; sono i fantasmi di matrice dickensiana completamente fuori stagione, delle estati passate (tante e forse troppe) e di quelle future che fatalmente si assottigliano. Sono i fantasmi che escono dalla tua mente e poi non ci tornerebbero neanche se li ammazzi.
Dal primo settembre se ne andranno e ti lasceranno alle prese con una precaria realtà.
Meno male che i fantasmi escono, immagina il casino se rimanessero tutti lì, a sudare per l’afa. I miei agosti sono tutti uguali, resto a casa per i gatti, che ho sempre avuto, e dalla metà di agosto mi veniva voglia di tornare a lavorare :-((. Hai ragione è il mede dei giovani vecchi, ma anche , ultimamente dei giovani disoccupati o senza soldi. Ma poi prendere l’auto e andare in qualche posto fresco è molto piacevole, come incontrarsi con gli amici che restano, fino alla brace di Ferragosto. E dopo aspettare settembre e i veri fantasmi che mi assalgono, ma questa è una storia diversa. Ma tieni duro, oggi è l’8. Solo 22 giorni ed è fatta! Ciao Riri52
Rispetto ad anni ancora recentissimi (quando i pochi superstiti in una città che sembrava reduce da un attacco batteriologico si riunivano al Centro Torri e sembrava veramente di stare in un bunker che proteggeva con una sapiente aria condizionata a temperatura ottimale dalla feroce calura esterna) la città non si è svuotata: a metà mattinata gli autobus sono quasi pieni, i negozi chiudono a rotazione e quindi una accettabile aliquota resta costantemente seppur alternativamente aperta, perfino la calura sembra contenuta (ma qui forse lo spread e le draconiane misure montiane non c’entrano).
Attoniti e meravigliati si attende la fine della Stagione Illusoria carpendone comunque qualche spazio di felicità.
Nel mese di agosto, un numero spropositato di anni fa, vidi, come si suol dire, la luce. Nel mese di agosto, esattamente, oggi, otto anni fa, mia madre se ne è andata. Di ricordi, di fantasmi che li accompagnano, ne ho tanti anch’io, quindi. Mese di gioia e di dolore, di luce e di ombra. Agosto come la vita, insomma.
Ciao, Luca.
Nella città solo parzialmente vuota si inseguono e susseguono memorie, alcune delle quali dovrebbero avere il buon gusto e la buona grazia di smetterla di importunarti, ma non se ne danno per intese. Sfaccendati ma costretti alla permanenza in città da agghiaccianti ristrettezze economiche, si vivono allegre ciclotimie che verranno sostituite, nel mese del ripensamento, da meno rapide e ripide meditazioni filosofico-esistenziali un po’ tanto sartriane.
Anche le Olimpiadi si sono festosamente concluse. Viene quasi voglia di preparare la cartella e cominciare ad organizzarsi per il nuovo anno scolastico.