Sempre cara mi fu la Biblioteca
Civica Parmigiana, i suoi silenzi,
le vetuste ed austere
postazioni da cui diparte il viaggio
nel procelloso mare della rete
modernamente nominata Web
ed i suoi diroccati
muri grondanti secoli e cultura
che da tanta parte
de l’ultimo orizzonte il guardo escludono.
Sedendo e digitando, interminato
spazio di là da quelli, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come sento
il delicato ticchettio dei tasti
delle adiacenti keyboards, io quello
subliminal segnale ai miei pensieri
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e ‘l suon di lei.
Sperduto dentro il mondo
in questo itinerario che assecondo
(pur non sapendo bene dove porta)
stringo le mani e penso “Cosa importa?”
senza che la risposta si appalesi.
Così tra questa
Infinità s’annega il pensier mio:
E ‘l naufragare in questo grande mare
a volte (più che dolce) è un po’ volgare.
Geniale!
Per la genialità ti prego di spostarti due post più avanti. Ubi maior, minor cessat.