Godetevi, se il vostro browser o chi o cosa per esso ve lo permette, questa antichissima e gustosa canzone di un Bennato dal suo album d’esordio, allora appena reduce (pensate!) da una lunga e fruttuosa collaborazione con Herbert Pagani per cui aveva scritto la musica di, fra le altre, “Ahi le Hawaii” e “Cin cin con gli occhiali” (che ai testi ci pensava lui, visto che era e rimane uno dei più grandi parolieri italiani).
Essa serve da apripista per questo post che, senza moralismi nè giudizi tranchant, ma solo come gaia rievocazione di questa poco gustosa sagra paesana (chiamarla campagna elettorale mi sembrerebbe improprio), riassume rapidamente le sparate e le balle più stratosferiche di questi ultimi giorni.
In ordine assolutamente sparso, man mano che mi vengono in mente:
Oscar Giannino, tachilalico (e, si spera, anche tachipsichico, ma direi di sì, visto che le cose che diceva a Radio 24 potevano non sempre essere condivise ma avevano la massima coerenza e sembravano snocciolate a braccio e non lette), snob, discretamente narcisista, geniale fondatore di un partito dal banalotto nome “Fare per fermare il declino” (che sembrava però, trainata dalla sua vulcanica presenza, poter addirittura far paura a Berlusconi che per causa dei voti da lui sottratti paventava di perdere la Lombardia che poteva dargli ben 27 senatori e attestarsi su un 3-4% a livello nazionale) inventa lauree e master totalmente inesistenti. E’ il Professor Zingales (che sembra uscito da un racconto di Paolo Villaggio) a sbugiardarlo disgustato, un suo compagno di partito. Il che potrebbe essere ottimisticamente interpretato come un esempio di quanta onestà intellettuale e trasparenza ci sia in ogni nuovo partito (mediamente ci mettono da un massimo di 3-4 anni a un minimo della tempistica di una dichiarazione di Zdenek Zeman), o pessimisticamente interpretato come “Vatti a fidare degli amici!”. Come divertentissimo pendant, Giannino viene smentito perfino dal Mago Zurlì che nega di averlo avuto fra i concorrenti dello Zecchino d’Oro del ’68 come lui invece sosteneva. In un effetto domino allibente, si arriva a dubitare delle conclamate attività di benefattore pubblico, dei problemi di salute che lo costringerebbero all’uso del bastone, e last but not least della sua pura e semplice esistenza in vita.
Silvio Berlusconi promette che toglierà l’IMU e rimborserà quella versata nel 2012 (non aggiunge “qualora venga eletto” e addirittura nnon mi sembra di avergli neanche sentito aggiungere “quando sarò eletto”, un uomo d’azione come lui non si perde in queste proposizioni secondarie) e fin qui passi. Ma invia a non si sa quanti milioni di poveri cristi una “comunicazione urgente” di rimborso IMU che ha spinto una succosa aliquota dei destinatari a presentarsi in posta col portafogli già aperto in mano. Secondo la maggior parte dei giuristi interpellati, partendo dal fondo abbiamo: procurata interruzione di pubblico servizio, turbativa dell’ordine pubblico, usurpazione di pubblici poteri, circonvenzione d’incapace, truffa, voto di scambio. Si vede che i processi che ha in corso gli sembran pochi. Mi fermo qui, con Giannino ho infierito perché alla fine è più divertente.
Mario Monti dichiara con tono solenne e un po’ dispiaciuto che “la Merkel non gradirebbe troppo una vittoria del centrosinistra”. Siamo a metà strada fra un “Lo dico alla maestra” e la minaccia un po’ mafiosa in diretta di Ignazio La Russa al povero Badaloni (e a una sua collega di cui non ricordo il nome) del Tg3 di una decina di anni fa: “La dirigenza Rai non è tanto contenta di voi, è meglio che cambiate modo di fare giornalismo”; lodevole per buonismo la pacatissima risposta di Badaloni, “Onorevole, ci voglia bene…”. Ai Trettrè (e purammè) sembrerebbe “na strunzata”, perché il fantasmatico terrore non della Merkel ma di tutto il mondo, che miracolosamente continua a guardare all’Italia con simpatia e speranza, fiducia non stiamo ad esagerare, è una nuova vittoria dell’inventore del “cucù”, che lei da mesi fa di tutto per non incontrare, il ridacchino con Sarkozy diamolo perfino per prescritto.
Beppe Grillo (sì, una ce n’è anche per lui): “Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno”. Restando nell’ambito alimentare-gastronomico, il Dream Team pentastellato ha (e chi ha letto il mio post precedente sa che non v’è ironia alcuna in codeste parole) tutta la mia stima ed apprezzamento ma dovrà impiegare un congruo lasso di tempo per riuscire anche solo a capire come funziona nella realtà un Parlamento. Non basta dire “Porteremo in Parlamento un modo totalmente nuovo di fare politica”? Servono davvero queste metafore truci e belliche?
Bersani: “La prima cosa a cui metteremo mano se avremo la maggioranza sarà la legge sul conflitto d’interessi che renderà Berlusconi ineleggibile”. Mi sembra la più grossa.