L’8 marzo di Paolo ed Eufemio.

heart_stopping_sandwiches_02Certe mattine in bottega c’era ben poco da fare: passati quei due-tre studenti che si compravano la merenda (e certi che a occhio andavano ancora alle Medie acquistavano anche delle lattine di doppio malto che Paolo, in assenza all’epoca di regolamentazioni legislative in merito, gli lasciava comprare sperando almeno, povero illuso!, che le bevessero dopo pranzo) almeno fino alle dieci e mezzo-undici non c’era caso che passasse nessuno.

Allora, quasi convocato medianicamente, compariva Eufemio col giornale che sosteneva di aver comprato ma si capiva benissimo che l’aveva pescato in un campanone dei rifiuti e a volte era anche del giorno prima (“E lo so che è di ieri, e alòra? Si vede che l’ho comprato ieri, tanto le notizie non le so ancora…”).cantarelli-peppino

Si appoggiava col gomito sulla teca dei formaggi e cominciava la lettura, mentre Paolo buttava un occhio ai titoli, che da quella distanza non riusciva a leggere altro. E si susseguivano una serie di commenti di altissimo spessore intellettuale, da “Eeeeh!” a “Mo di’ veh…”; da “Hai visto che lavoro?” a “Ma questi qua la vergogna dove l’han messa?”; da “Ma andate a lavorare” a un definitivo tombale “Se andiamo avanti così, io non lo so…”.

Esercitato così il proprio sacrosanto diritto ad un dissenso critico e pienamente argomentato, abbandonavano l’esoterico infido mondo della politica e si avventuravano in considerazioni sulle quali avevano quel minimo sindacale di cognizione diretta.

Duomo_e_Battistero_di_Parma“Ma te lo sai che giorno è?”.

“E che giorno vuoi che sia, zucca vuota? E’ lunedì.”.

“Non dico il giorno della settimana, lì ci arrivo da me anche se per me domenica e lunedì non hanno quella gran differenza. Dico la data.”.

“Oh Signor… Spettanàttimo, se due domeniche fa che ho visto la partita era il 28 febbraio, 29, 30, 31, 1, 2, 3, 4 e 5. E’ il 5 di marzo, se la matematica non è un’opinione.”.

“La matematica non è un’opinione sempre ammesso che te ne sai qualcosa, però a casa mia febbraio ha 28 giorni, a casa tua non so mica. E quindi a casa mia è l’8 di marzo. Lo sai che data è?”.s-croce

“E certo che lo so, c’è pure la canzone dei Nomadi C’era una data, l’8 di marzo che lui ammazza quello che gli aveva gussato la morosa.”.

“No veh, quello è l’8 di maggio e non c’entra niente. L’8 di marzo non ti dice niente?”.

I quattro colossali panini che Paolo stava compilando per Eufemio rischiarono seriamente di essergli consegnati in anticipo con l’anomala modalità del corpo contundente (e avrebbero fatto malissimo perché erano sul mezzo chilo a testa al netto della farcitura). Lo trattenne il pensiero di tutto quel ben di Dio sprecato per niente. Quindi non rispose nulla nè ce n’era bisogno, perché l’interrogativo di Eufemio aveva tutti i crismi della domanda retorica.piu-di-20-panini-diversi

“E’ la Festa della Donna oggi, Candiani, una giornata decisiva per le sorti dell’umanità.”.

“E dici bene te, le donne. Ma io dopo che è morta la Francesca non distinguo più una donna da un termosifone.”. Non era vero, certi giovedì pomeriggio che la signora Irina veniva a far le pulizie e lui trambuclava in casa la guardava con una certa attenzione e gli scappava di immaginarsela nuda, o almeno in bikini, poi si dava del porco da solo ma era più forte di lui.

sfida panini 5“Ma alla Francesca non hai mai regalato un mazzetto di mimose?”.

“Ma sai, lei ne comprava un bel cioppone già un paio di giorni prima per regalarne qualcuna alle rezdore, e ne teneva un mazzetto per lei, un anno le ho regalato una scatola di cioccolatini ma poi lei aveva paura di ingrassare e li avevo mangiati tutti io. Ma c’era sempre qualcheduna che non voleva il regalo e si offendeva, ma se te la devo dir tutta non ho mai capito il perché. La Francesca aveva anche cercato di spiegarmelo ma quel momento lì c’era la partita su Sky e non avevo ascoltato.”.

“Guarda, stamattina in sala d’aspetto c’erano quattro tipe di Napoli, o forse di Roma che poi magari venivan da Bari, che dicevan su delle robe che loro non si sentivano una specie protetta, e che le donne ne san più dei maschi, e tutti quei ragionamenti che nessun uomo s’attentava a contraddirle che poi magari han ragione loro, che in casa mia comandavano mia madre e mia sorella grande e il babbo contava come il due di bastoni quando briscola è denari.”.

“Non per offendere nessuno, Femio, ma non è che tuo padre buonanima fa testo, il mio quando parlava non sentivi volare una mosca e la mamma diceva sempre Hai sentito cos’ha detto il babbo? Scolta e impara…“.heart_stopping_sandwiches_05

Eufemio accusò il colpo ma evitò di replicare perché nessun gatto randagio graffierebbe colui che gli sta preparando il mangiare per un paio di giorni almeno (ai quattro paninoni già completati si stavano aggiungendo diverse vaschette di sottaceti e un sacchetto di fondelli di salume e gli si incrociavano gli occhi per la goduria). E quindi cambiò discorso sagacemente e disse con assoluta noncuranza: “Ma te lo sai che c’è qualcuno che sostiene che in realtà le donne dovrebbero essere il sesso dominante, mi sembra di aver sentito che si dice a quel modo lì, e che l’uomo non se ne dà per inteso e anzi si incarognisce e per la rabbia diventa violento?”.

“Ma poi alla fine se ne senton dire di ogni, ci credi te che Grillo fa un movimento e magari nel 2013 quasi vince le elezioni, beh c’è gente qui in bottega che dice anche questo e non han bevuto… Io so che una donna non si picchia gnanche con un fiore, al massimo al massimo la mandi a cagare a parole che quello secondo me si può fare.”.

“Ma la cosa che mi fa più ridere è che molte lo sai come festeggiano? Vanno a vedere gli spogliarelli dei maschi e poi ci infilano 50 euro nel perizoma, che quelli guadagan di più con le mance che di paga-base.”.8 marzo

“Secondo te… Ma fan delle robe che se le facesse il marito gli toglierebbero la parola per due giorni… sempre che lo vengono a sapere. E perché lo fanno?”.

Mentre Paolo infilava nel sacchetto di plastica non biodegradabile un monumentale culo di mortadella leggermente rancido e proprio per questo di totale sicuro gradimento di Eufemio e dei suoi amici della stazione (quelli che in realtà l’ultimo treno l’avevano preso almeno due anni fa) cercò una risposta a quella domanda, che peraltro aveva fatto lui stesso ma alla quale il più disincantato Eufemio non aveva alcuna intenzione di abbozzare risposta alcuna.

E si chiese se qualche volta la Francesca avesse fatto sul giovane idraulico che veniva spesso a sistemare le tubature le stesse fantasie che lui faceva sulla signora Irina. E gli venne un po’ di tristezza.

11 Risposte

  1. Ecco la sorpresa!!! Adesso sto uscendo, ma leggerò tutto con grande piacere. Ben tornato, Eufemio!

  2. Malinconico e divertente, Luca. Non so se te l’ho già detto, ma uno dei pregi della scrittura di Paolo Nori, secondo me, è di essere una scrittura commovente, anche in quei punti che dovrebbero far ridere. Ed è la stessa impressione che provo leggendo la storia che tu stai scrivendo. Un’unica curiosità: perché Paolo (Candiani) è diventato Claudio? O mi confondo io, forse?

    Buona domenica, e grazie per il ritorno di Paolo/Claudio ed Eufemio.

    1. Al buon Paolo debbo moltissimo, non mi permetterei mai di negarlo, e a te debbo ancora di più perché mi hai indotto a leggerlo con attenzione e a capirne la minimalistica grandezza. Prima o poi passerò da Bologna un qualche lunedì, o sarà più facile che lo becchi in malriuscito incognito in giro per Parma, e accantonerò ogni pudore per genuflettermi di fronte al Maestro.

      Mentre su Paolo diventato Claudio, la trafila psicodinamica che mi ha portato a questo lapsus, che di più freudiano c’è solo il professor Galli, l’ho perfettamente ricostruita ma non posso dirla.

      Per rispetto alla mia creatura letteraria ho ripristinato comunque la nomenclatura esatta.

  3. Eufemio mi piace, lo trovo molto umano, con le sue domande e risposte a volte profondissime altre così così. Si attendono altre avventure. Ciao

    1. Domande e risposte a volte vengono bene a volte restano lì a mezz’aria. Le domande van sempre fatte. Le risposte andrebbero trattenute se sono men che mediocri. Ma in una bottega della periferia di una cittadina emiliana in quel momento priva di altri testimoni ci si può sfogare alternando profondità e cazzate immani.

  4. Ha un respiro come sempre profondo, questo nuovo dialogo, e se non proprio fuori dal tempo, comunque fuori dal logorio della vita moderna. Un inno molto discreto alla descrescita felice, nella riscoperta del valore del tempo lento, degli avanzi di salumeria, della generosità, dell’amicizia, e di una visuale sulla realtà in divenire non priva di elementi di saggezza antica.

    1. Sulla decrescita non mi sono mai speso in modo troppo plateale ma credo di essermi fatto capire.

      Non è facile cantarla senza passare per pericolosi reazionari. Anche perché nella globalizzazione non tutto è così terribilmente intollerabile. Vedi i venti di rivoluzione del Nord Africa che in un mondo a chilometro zero sarebbero stati impensabili.

      Chiunque conosce l’Oltretorrente Parmigiano, che ti invito a visitare appena puoi, sa declinare una decrescita felice equilibrata ed intelligente. Anche se il negozio di Paolo (o Claudio secondo la deformazione da lapsus) riposa piuttosto in zona Montanara/Cinghio.

  5. Che piacere leggere, c’è un’aria così nostalgica dentro a queste parole!
    Mi sembra di guardare la terra dalla luna e pensare a come era una volta
    senza l’avvento dei grandi ipermercati.
    Viva la decrescita, che per amore o per forza, può portare a ritrovarci
    come uomini ( o donne ).

    1. Ci sono città che hanno delle anomalie spazio-temporali: la più evocativa probabilmente è L’Avana che fonde e mescola in modo spiazzante Napoli e New York e ti lascia sempre dubbioso su dove ti trovi e in che epoca sei.

      La città di Paolo ed Eufemio, che ricorda un po’ Parma ma in realtà è una città dai mille nomi ma nessuno del tutto definitivo, crea nicchie differenziate per i suoi abitanti meno competitivi, permettendo loro di riposarsi e accontentarsi lontani nello spazio e nel tempo dalla folle corsa dei loro concittadini.

      E hai ragione tu, la posizione migliore per guardarla (dotati di un potentissimo telescopio) è il Mare della Tranquillità.

  6. Chissà quali vie ti hanno portato a ribattezzare Paolo… Seppur curiosa, non voglio risposta. Le vie dell’inconscio sono infinite, e spesso, o sempre, avvolte nella nebbia. E senza dubbio assolutamente private.
    Voglio davvero credere che un lunedì ti vedrò entrare nella calda, accogliente come una buona madre, libreria Modo. La lettura di Oblomov è arrivata a metà, e continuerà fino a primavera inoltrata. Ieri è stata magnifica, testo e voce insuperabili come non mai.
    Buon pomeriggio, Luca!

    1. A volte le storie si mescolano e le trame s’intrecciano, se non che trame sarebbero mai? Restituiti i veri nomi e placato il fantasma apportatore di confusione con un post tutto suo, l’ordine sembra di nuovo regnare nella mente del Giovane Anziano, anche se una parte profonda ed incontrollabile dentro di lui non vede l’ora di creare nuove caotiche inopinate connessioni.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Flameonair's Blog

Un blog di parole, sogni, emozioni, suggestioni

La giraffa

tutto può accadere, l'importante è ricordare chi sei

Briciolanellatte Weblog

Navigare con attenzione, il Blog si sbriciola facilmente

farefuorilamedusa

romanzo a puntate di Ben Apfel

www.paolonori.it/

Just another WordPress.com site

TESTUGGINI

Se si ritorna significa quanto meno (a) che si hanno ancora gli strumenti dinamici per trasmigrare da un punto all’altro e (b) che si possiede ancora una mappa. Ma pensandoci meglio il punto (b) può essere omesso, delle volte si ritorna per puro caso e, dopo aver detto “Ma dài…” si decide di trattenersi. Quanto a lungo non si sa.

Un roseto in via Cerreto

Se si ritorna significa quanto meno (a) che si hanno ancora gli strumenti dinamici per trasmigrare da un punto all’altro e (b) che si possiede ancora una mappa. Ma pensandoci meglio il punto (b) può essere omesso, delle volte si ritorna per puro caso e, dopo aver detto “Ma dài…” si decide di trattenersi. Quanto a lungo non si sa.

Il Blog di Beppe Grillo

Se si ritorna significa quanto meno (a) che si hanno ancora gli strumenti dinamici per trasmigrare da un punto all’altro e (b) che si possiede ancora una mappa. Ma pensandoci meglio il punto (b) può essere omesso, delle volte si ritorna per puro caso e, dopo aver detto “Ma dài…” si decide di trattenersi. Quanto a lungo non si sa.

Annamaria - liberi pensieri

Se si ritorna significa quanto meno (a) che si hanno ancora gli strumenti dinamici per trasmigrare da un punto all’altro e (b) che si possiede ancora una mappa. Ma pensandoci meglio il punto (b) può essere omesso, delle volte si ritorna per puro caso e, dopo aver detto “Ma dài…” si decide di trattenersi. Quanto a lungo non si sa.

TerryMondo

Se si ritorna significa quanto meno (a) che si hanno ancora gli strumenti dinamici per trasmigrare da un punto all’altro e (b) che si possiede ancora una mappa. Ma pensandoci meglio il punto (b) può essere omesso, delle volte si ritorna per puro caso e, dopo aver detto “Ma dài…” si decide di trattenersi. Quanto a lungo non si sa.

Rossi Orizzonti

...e navigando con le vele tese io sempre cercherò il mio orizzont

Franz-blog.it

(diario di un esule)

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: