IN NOVEMBRE
E sapere che ci sono occhi che cercano
La luce
E mani tese e calci al vento e grida di terra e rabbia
E voci che ci chiamano
E noi
Che non sappiamo ascoltare, non riusciamo a sentire
E curvarsi sulla nostra gente
Soffiare fiato caldo sul loro cuore
Facendo finta che lacrime e pioggia
Si possano confondere
Al sudore
E quando il fiume ha sentito
Che il suo vestito di cemento, degrado, incurie,
Inquinamento
Si faceva troppo stretto ed è evaso spargendo intorno
La violenza del suo bisogno di fuga
Il suo sangue di acqua veloce e melma avvolgente
Ha invaso campagne e case
Cose
Come uno schiaffo tagliente dato a chi non ha colpe
E paga sempre per tutti
E sapere che ci sono le tue mani
Che scavano nel fango dispensano dolcezza
Si sporcano di luce
E quei tuoi occhi che del fango hanno il colore
E del desiderio un lontano
Sapore
Socchiudi gli occhi la paura è passata, la pioggia è finita
Oggi è davvero
Il primo giorno di una nuova
Vita
E guardare le loro facce assenti
Sui telegiornali
Sugli aggiornamenti ci tranquillizzano sul futuro
Indagheranno sul passato
Ma del presente non sanno dirci niente
Perchè il presente lo vivono con la coscienza di chi non è capace
Di capire gli altri
Di chi è molto abile predestinato preparato
A non ammettere mai
Per nessun motivo di avere sbagliato
E venire a sapere
Che ci sono sciacalli
E gente che lucra sulla disperazione
Vorrei avere un paio di stivali di plastica verde
Ed una scopa nuova di saggina
Per spazzarli via
Insieme al fango alla cronaca spettacolo alla sete di giustizia
Alla fame di pietà
Perché non è della pietà che abbiamo bisogno
Ma di non essere lasciati soli
Perchè non è con la pietà che un incubo diventa un sogno
Ma con la voglia di ricominciare
Con la forza di ricominciare
Socchiudi gli occhi la paura è passata
La pioggia finalmente è finita
Oggi è davvero
Il primo giorno di una nuova vita.
Sono passati 20 anni esatti dalla catastrofe “””””naturale””””, e vi prego di notare il copiosissimo e non casuale uso di virgolette, che aveva devastato le province di Alessandria, Asti e Cuneo, provocando 5 volte più morti di Piazza Fontana e quasi quanti alla stazione di Bologna nel 1980.
Ce la raccontano il gruppo di nicchia per antonomasia, gli Yo Yo Mundi di Paolo Archetti Maestri, che canta la ribellione del Tanaro all’antropizzazione selvaggia con sicuro piglio di cantastorie d’altri tempi e una bellissima prosodìa piemontese, unica quasi come quella emiliana di Daolio, che dovrete solo immaginare perché la canzone è introvabile sul web, il che la rende ancora più importante e preziosa.
Nel frattempo, le piogge sono sempre più anomale e disperate, i fiumi esprimono sempre di più il loro bisogno di fuga da un vestito di cemento, degrado, incurie e inquinamento e si riversano liberi e nudi sul genere umano, di solito penalizzando i meno colpevoli.
A Parma, dove finora ce la siamo cavata con parecchia rabbia, quella rabbia che non sai mai dove appoggiare ma comunque c’è, paura solo per i più impressionabili e zero feriti, oggi non le vedi nel cielo quelle macchie di azzurro e di blu?
È la pioggia che va, ma i Weather Report non suonano ancora Birdland, si vede che lo tengono per il bis, i Bollettini Meteorologici minacciano ancora piogge e inondazioni e viene addirittura rinviata l’attesa tappa di November Porc di Polesine Parmense, simbolo di un territorio ormai svenduto ad una gastronomia pervasiva e invadente. Ci sarà ancora da pazientare.
Le foto sono dello studio fotografico Rinaldo Lucarelli, via Bevilacqua 41, 43125 Parma, scattate alle 7.42 e 9.qualcosa di stamattina.
Aristodemo, vedi se qualcuno ti presta la faccia, stai facendo una brutta figura.
[Riassunto – sommario:L’aspirante inventore Aristodemo Cavatorta invia involontariamente tutto il suo caseggiato dal 2028 al 2079.
La màchina assemblata da Aristodemo avrebbe dovuto produrre una bolla temporale che l’avrebbe avvolto, l’avrebbe destrutturato per ristrutturarlo con precisione esattissima nel tempo futuro voluto.
Ma, per uno di quegli accidenti che il caso spesso propone agli umani, la troietta si era messa in moto da sola per un anomalo afflusso di corrente elettrica e aveva allegramente sparso la sua furia deformatrice dello spazio-tempo per l’intero caseggiato.
I vicini non gradiscono e gli chiedono spiegazioni sui paradossi temporali intercorsi. Ma Aristodemo non sa cosa rispondere essendo ancora sotto shock. Alla fine la folla sciama delusa e il bizzarro inventore rimane solo.
Intanto i coniugi Bolsi, avvocato di successo lui e sostanzialmente ex-escort lei, escono disorientati e in stato confusionale da casa e……
si trovano proiettati in un avvenire che si presta ad una difficile decifrazione, il tutto sormontato da una enigmatica scritta nel cielo che recita Libero Ducato di Parma, 16 luglio 2079.
I due finiscono deportati in un centro di raccolta per abusivi, mentre Aristodemo, chiuso in casa a pensare (una vita sprecata, non c’è niente da fare) riesce a capire cos’è successo. Trionfante corre in strada ma si trova davanti una folla ostile.
Ma uno strano velivolo semovente lo preleva e lo salva. A bordo della navicella, da un futuristico display, un Funzionario Ducale lo accoglie con flautata mellifluità come “un grandissimo scienziato”. Sarà…]
“Cioè – emisero le corde vocali di Aristodemo, che qualcosa doveva pur rispondere – cioè, voglio dire, aspetti un attimo… Grandissimo scienziato noto in tutto il mondo… Io non so… Io non credo… – e iniziò una disperata ricerca di un’espressione appropriata che però produsse nulla di più che un – Ma mi sta prendendo per il culo?”.
“La prego di credere che nulla è più lontano dalle mie intenzioni. Ma la invito a riflettere sulle concomitanze della sua, come potremmo chiamarla?, traslazione temporale.
“Credo Le sia perfettamente chiaro che se un intero stabile si è spostato dal 2028 al 2079, per una elementare considerazione di equilibri energetici diacronici lo stabile che occupava la medesima posizione nel 2079 si è ritrovato nel 2028.
“Sul piano della fisica quantistica nulla di particolarmente sconveniente. Ma su quello, mi si passi l’espressione tecnicamente approssimativa, della vita di tutti i giorni una incontenibile baraonda.
“Lei, da buon scienziato, vive in una magica dimensione parallela dove le vicissitudini dei comuni mortali vengono difficilmente colte. Ma La prego caldamente di immaginare un’ottantina di persone che vivevano nel benessere e nella civiltà del 2079 inopinatamente, e ripeto inopinatamente confinate nel periodo più buio di tutta la Lunga Storia della Nostra Città.
“Immagini, e spero lo sforzo non Le sia più gravoso del tollerabile, queste persone abbigliate in modo che i Suoi contemporanei consideravano certamente bizzarro, i più giovani con delle deformazioni facciali legate alle odierne tecniche di body art per voi raccapriccianti,
aggirarsi per l’Oltretorrente del 2028 chiedendo informazioni con una certa qual concitazione. Ed esprimendosi ovviamente in stretta lingua ducale che solo pochissimi riuscivano ad intelligere…
“Ora immagini anche gli amici e parenti dei Suoi condòmini, tutti traslati insieme a lei nel 2079, che cercavano i loro cari e si trovavano, al civico 41 di Via Bevilacqua, un palazzone futuristico, che a loro ricordava un astronave, al posto di quello color gialloparma con le sue sbrecciature e scritte tipo gobbi di merda fuori dalle fogne, anche i topi meritano rispetto.
“Ora Lei crede, dottor Cavatorta, che dopo un consistente periodo di confusione e disorientamento non si sia fatta largo l’idea, prima nel vicinato, poi nel quartiere e infine nell’intera città, che dietro questi fatti sconcertanti ci fosse, ehm, il Suo zampino?
“Capisco – disse Aristodemo, come di solito fa chiunque abbia capito poco o nulla ma intanto cerca di raccogliere le idee a velocità ultrasonica e non vuol fare una figura troppo da testa di rapa – capisco, ma…. Ecco…”.
Il Funzionario Ducale guardava Aristodemo dallo Schermo A Definizione Vertiginosa, che ne evidenziava i piccoli tic e le quasi impercettibili goccioline di sudore, con la faccia vertiginosamente definita di chi pensa “Oh santo Dio, questo essere impresentabile sarebbe il luminare della scienza che aspettiamo da almeno 20 anni per farci rivelare tutti i segreti dei viaggi nel tempo? Il Tesla del terzo millennio? Ma questo al massimo è il Rizla
del terzo millennio, per tutti gli spini che si sarà rollato. Ma questo qua andava consegnato alla folla inferocita, che lo aspettava anch’essa da parecchio per dedicargli dei particolari rituali di saluto non precisamente incruenti…”.
(ovviamente continua, fàtevene una ragione e dàtevi un contegno)
AL PARMA RISANATO.
della bassa classifica
con la crociata maglia
nelle avanzate tenebre
sorgi, e la prima serie
ancor rientra fra le tue materie
(o va altrettanto bene: lieta trasvola dalle sue macerie)…
schiere di pedatori
e serie A rivive
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi
(Oops… temo di aver fatto confusione, il verso corretto era: sottratta ai predatori)
che morte ne annunciarono.
Il magico De Ceglie
duplice arco imbraccia,
la strada giusta sceglie
e l’ambrosiano team perde la faccia.
Parma non si discute, si ama. Nel senso della squadra, della città e financo del torrente.