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Non vincete mai.

pierluigi-bersani-e-il-si-alla-tavIl cattocomunista della Pedemontana Piacentina ha la porta spalancata davanti. E’ in piena corsa all’altezza del dischetto del rigore senza difensori frapposti fra lui e la linea del goal. Il portiere è a terra in seguito a un colossale scivolone sul terreno irregolare e viscido dello Stadio Elettorale. Il suo pubblico rumoreggia e gode pregustando il gol. Il pubblico di fede avversa sta già sfollando, le bandiere ripiegate, i beffardi striscioni abbandonati a terra, la testa bassa e l’espressione mesta.images

Parte un tiro poderoso che però incontra un soffio di vento. La palla sta clamorosamente uscendo. Per fortuna impatta nel posteriore dell’arbitro e, mentre il portiere nel frattempo rialzatosi cerca disperatamente di smanacciarla fuori, varca lemme lemme la linea di porta.

Il Pd (o chi per esso in un fantomatico futuro pretenderà di incarnare la natura di una sinistra moderata, responsabile, minimalistica, europeista, non invisa al Vaticano includendo peraltro una robusta aliquota di cattolici credenti, praticanti, osservanti, l’espressione “pretendere di” non implica ovviamente il “riuscire a”, specie in questo caso) assomiglia all’Inter di una decina d’anni fa. E, come l’Inter, potrà vincere una tornata elettorale in modo pieno e manifesto solo se e quando qualche sentenza dall’alto dichiarerà Berlusconi ineleggibile e Grillo stanco di fare politica e ritirato nella sua splendida villa (o, a ben vedere, andrebbe bene anche viceversa), quando in buona sostanza correrà da solo.

Nel frattempo, il paziente ed educatissimo elettorato di centrosinistra (mai un’intemperanza, mai un improperio, fair play estremo nei confronti dei competitors fino a rigenerarne uno che sembrava scoppiato sui tornanti del Tourmalet e aspettare che rientrasse in gruppo rinfrancato e con rinnovate chances di vittoria, fuor di metafora il Tourmalet coincide con l’autunno 2011 e il fair play nel vedere le elezioni nel 2012 come la peggiore iattura possibile, de gustibus non est disputandum) si deve accontentare di vittoriuzze risicate e beffarde, per certi versi epiche nel loro decorso ma talmente intrise di problemi e dubbi da precludere qualsivoglia forma di giubilo.

E adesso?

E adesso il cattocomunista più buono e inconsistente dell’emisfero boreale (anche perché dubito che ne esistano nell’emisfero controlaterale) deve fare i conti, insieme alla sua compagine, con una grottesca serie di errori tattici, strategici, tecnici, fisico-atletici, d’azione di pensiero e di parola.

1. Molte dichiarazioni piene di rammarico se non di rabbia di esponenti Pd fanno capire (anche se nessuno lo ammetterà mai in modo implicito) che qualcosa di simile alla tragedia in due battute di Campanile (Napolitano: “Pierluigi, te la senti?”; Bersani “Oh Giorgio, siam pazzi?”) è realmente avvenuto, e che il Pd ha preferito barattare una vittoria che allora sarebbe stata bulgara (ma seguita da un governo del Paese di difficoltà sesto grado superiore con triplo avvitamento carpiato del menisco) con una vittoria meno certa ma seguita da un governo del paese più agevole (tanto che il Professore & i Suoi Tecnici, riedizione di Adelmo & i Suoi Sorapis o Nino Dale & His Modernists, facevano il lavoro sporco).

2. Permettere delle primarie senza filtri, bizantinismi, gherminelle assortite, sbarramenti, impedimenti per impedire a tantissimi sostenitori di Renzi di votare (al ballottaggio) per il loro beniamino  molto probabilmente non avrebbe alterato il risultato finale ma adesso non lascerebbe spazio a cocenti dubbi: i sondaggi valgono quello che valgono, ma indicavano l’appeal del Pd con Renzi candidato premier di 7-8 punti percentuali superiore a quello di un Pd col Pigi incorporato.

3. Le continue sistematiche ridondanti stucchevoli excusationes saepe non petitae “Siamo in sostanziale sintonia con la linea europeista ed austera del Professor Monti, non siam mica qui a far la rivoluzione d’ottobre che poi siam pure fuori stagione” non credo siano state giovevoli a compattare il proprio elettorato; probabilmente, in un miope calcolo da bottega, si è cercato di tenere buono un potenziale alleato i cui senatori potevano tornar buoni. Peccato che il potenziale alleato porti in Senato quattro gatti e che l’arruffianamento nei suoi confronti abbia spostato badilate di voti verso il Dream Team a 5 Stelle.

E qui si coagulano tante di quelle considerazioni, alcune gioiose altre problematiche altre metà e metà, che è d’uopo farle oggetto di un successivo post.

(continua)

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Se si ritorna significa quanto meno (a) che si hanno ancora gli strumenti dinamici per trasmigrare da un punto all’altro e (b) che si possiede ancora una mappa. Ma pensandoci meglio il punto (b) può essere omesso, delle volte si ritorna per puro caso e, dopo aver detto “Ma dài…” si decide di trattenersi. Quanto a lungo non si sa.

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