I letterati russi e i letterati emiliani.
I letterati russi, che tu tanto ami, te li immagini avere incidenti a migliaia di chilometri da casa e con modalità bizzarre: Daniil Charms potremmo immaginarcelo centrato da una mongolfiera in caduta libera alla periferia di Bangkok mentre insegue un guidatore di risciò che gli ha rubato il borsellino; Oblomov azzannato a morte da un gabbiano al quale cerca di rubare le uova dalle parti di Capo Horn; Dostoevskij travolto da una valanga su una vetta inesplorata del Nepal mentre gli sembra di aver intravisto finalmente, nel baluginio del sole al tramonto sulle nevi eterne, la Verità.
I letterati emiliani hanno incidenti sempre a due passi dalla casa che in quel momento occupano, mentre procedono ad andatura regolare pensando alle avventure della gallina Bernice, in luoghi dolcemente ordinari come Basilicanova o Casalecchio di Reno.
I giornalisti valutano la notizia e la infilano nelle pagine interne, rendendola più ghiotta con delle delinquenziali esagerazioni (per cui sabato ti davano per moribondo e oggi si scopre che non lo sei mai stato).
E quando ti sveglieranno dal coma farmacologico, stai tranquillo che ci saranno le stesse infermiere di “Grandi Ustionati” (trasferite nel frattempo da Parma a Bologna perché il destino segue delle logiche impervie ma inesorabili) che ti chiameranno ancora “Omaccione”. E per la gioia scriverai di getto due o tre romanzi.