Il Ragionier Giovanni Verdi.
Il Rag. Giovanni Verdi era un ragioniere un po’ particolare, una specie di ragioniere free-lance: lavorava ora per questa ora per quella banca, ma alla fine non sviluppava senso di appartenenza con nessuna e per nessuna. Sotto sotto pensava che non era il caso di trattenersi troppo sul luogo del delitto, ma questo non lo avrebbe detto neppure a suo fratello, quello a cui i coniugi Verdi avevano (con un titanico sforzo di fantasia) dato per nome Giuseppe.
I conti li faceva molto bene, però, addirittura i colleghi che di volta in volta si trovava attorno gli si rivolgevano speranzosi tutte le volte che il computer aziendale andava in panne (mediamente quasi tutti i giorni). Il rag. Verdi non avrebbe saputo come ripararlo, ma era in grado di fare i medesimi calcoli del sofisticato apparecchio con la medesima accuratezza e in tempi alla fin fine accettabili.
Sapeva consigliare ai clienti strepitosi piani di investimento che in poche settimane decuplicavano le loro finanze, ma per sè non aveva trovato di meglio che investire tutto (a suo tempo) prima in Tango Bonds e Obbligazioni Parmalat, così che si era ritrovato col culo per terra, la Gilera pignorata, la casa ipotecata, la moglie trombata da un consulente globale Fininvest.
Per le ferie si era fatto il vestito blu, e le sue ferie le passava tutte a Rimini. A suo tempo giocava a totocalcio tutti i sabati per parlarne coi colleghi il lunedì, poi si era convertito al videopoker.
Contrario per partito preso all’amor mercenario (vattene femmina ignuda!!), anche se talvolta guardava le stangone strategicamente posizionate nottetempo in Viale Mentana, in amore preferiva non impegnarsi troppo: odiava il sentimento (rende falso il suo comportamento) ma lo sapeva simulare benissimo, se nel caso anche con più donne alla volta. Ogni tanto si guardava allo specchio e si diceva “Vacca boia, sono ancora un bell’ometto e alle donne dovrei piacere ancora, ma non me ne frega nulla verificare….Troppe complicazioni!”.
Tifoso moderato della squadra della sua città, di cui però stentava a recitare la formazione titolare, trovava ancora i Nomadi il massimo che la musica italiana avrebbe mai potuto esprimere fino a tutto il 2412. Votava PD per farsi del male e continuava ad andare in una sordida trattoria di là dall’acqua nonostante tutte le volte che tornava a casa si vomitasse anche l’anima.
Era un eroe, un eroe dei nostri tempi. La morte ce l’ha portato via una quindicina di anni fa, ma non essendosene accorto continua ad aggirarsi per i borghetti della sua città con la caratteristica andatura medio-dinoccolata. Una prece per questo sventurato…