Piazzale della Pace (Parma) 22.09.12 h. 14.15-16.45 con inopinato intermezzo musicale.
[Post-scriptum nel tempo ma pre-scritto nello spazio: Mi rendo conto che chi dovesse leggere questo post sapendo poco o nulla di cosa è successo a Parma in questi ultimi 6 mesi resterebbe perplesso e dovrebbe chiedere delucidazioni. Chi di Bernazzoli, Vignali, Pizzarotti, programma elettorale del M5S sa già tutto salti la parte fra parentesi quadre. Merci.
Colgo l’occasione per integrare quanto scritto con alcune informazioni supplementari: il nuovo sindaco di Parma appartiene al Movimento 5 Stelle: le 5 stelle in questione sono acqua pubblica, trasporti, sviluppo, connettività ed ambiente, in sintesi si collegano al concetto di “decrescita” ed hanno molto a che fare col lavoro del filosofo, ecologista, scrittore, maitre a pensèr Jeremy Rifkin. E’ stato eletto nel maggio scorso da una popolazione inviperita per gli 800 (ottocento, devo fare come per gli assegni per evitare che qualcuno pensi che mi siano scappati 1 o 2 zeri di troppo) milioni di debito accumulati dalla precedente amministrazione di centro-destra, per le imbarazzanti infiltrazioni malavitose negli appalti pubblici, per i faraonici e spesso inutili lavori pubblici che servivano a fare arricchire gli amici degli amici, per la cessione delle forniture di acqua luce gas e ritiro spazzatura all’IREN, azienda privata che opera con feroce logica neocapitalista e, last but not least, per la costruzione di un inceneritore che quasi nessuno vuole, salvo quel manipolo di potentati che si raccolgono intorno all’Unione Industriali e alle banche e che dalla precedente amministrazione aveva avuto carta bianca assoluta.
La popolazione inferocita aveva punito Ubaldi, sindaco di Parma dal 1998 al 2007 (il suo successore Vignali si è dimesso nel 2011 ed ha abbandonato la politica lasciando pochi rimpianti) non ammettendolo neppure al ballottaggio. Nel testa a testa finale, il candidato del centrosinistra Bernazzoli (presidente della provincia di Parma, e come tale favorevole all’inceneritore, come viene spiegato qui) e qui è riuscito nell’impresa di prendere qualche voto in meno che al primo turno.
La manifestazione di sabato 22 era organizzata dal Movimento 5 Stelle, a spese proprie e non del Comune, per tornare sull’argomento dell’inceneritore costoso, inquinante, inutile, tecnicamente e legalmente obsoleto (dal 2020 tutti gli inceneritori saranno fuori legge nell’intera Comunità Europea).
Spero che adesso si capisca meglio il tutto. Altrimenti chiarirò ulteriormente.]
Non posso neanche valutare da quanto tempo non mi capitava perché di fatto non mi era mai capitato.
Per ritrovare un’emozione simile (ma in un contesto totalmente diverso) debbo andare a ritroso nel tempo di alcune ere geologiche e rifarmi alla mia uscita in trance dal cinema dopo la visione del “Tommy” di Ken Russell.
Avevo 18 anni, tutti i capelli e pesavo 56 chili.
Ma è un parallelo improprio e perfino un po’ superficiale, perché lì c’era l’animalesca soddisfazione edonistica per l’incontro tra il rock al suo apice e il cinema d’autore (ma alternativo “quel tanto”) con suoni e immagini che perforavano la tenera armatura di un soggetto che si sarebbe liberato della sua adolescenza una ventina d’anni più tardi, quindi figuriamoci quanto vi fosse dentro all’epoca.
Trovarmi nella condizione di pensare “Adesso se non mi metto alla tastiera di un computer nei prossimi 20 minuti potrei avere degli scompensi caratteriali anche seri” non mi era mai capitato.
Se nel 1975 ci fosse stato qualcosa che assomigliava a una tecnologia digitale penso che i miei commenti su “Tommy” avrebbero impegnato le mie ore successive.
Non c’era.
Oggi non sono più così fragile agli stimoli esterni, ma ogni tanto mi emoziono. Magari per delle cose marginali. Per certe cose che ci sono ma che tanti non vedono, che stanno lì come un regalo ad una sposa che finisce nell’angolo buio della stanza, ma la birichina sa che glie l’ha regalato il suo grande amore finito male.
E allora oggi, nella manifestazione-show contro il famigerato inceneritore, mi sono emozionato e forse commosso respirando uno strano fluido etereo che però, cribbio, non mi sembrava di essere stato il solo a respirare.
Non ve lo so spiegare, non state a insistere che non c’è verso.
L’infernale plètora di demoni, che sembravano quelli di Dostoevskij o al limite di Paolo Nori che come cerniera tra Parma e Mosca ha un suo perché, degli accreditati-stampa non l’avvertiva per nulla e si muoveva con le cadenze, gli stilemi e i borborigmi degni di un concerto di Lady Gaga sperando che faccia vedere una tetta nel retro-palco.
Ma accanto a quella minoritaria rumorosissima tribù che chiamava il sindaco come una casalinga annoiata e strafatta di nocino chiamerebbe il suo cane al parco, c’era una tribù composta, silenziosa, attenta e, per l’appunto così mi sembrava, emozionata.
Gente abituata a reboanti promesse dei politici (Fem’ma chi, fem’ma lì, fem’ma d’ed sù, fem’ma d’ed zò)che si trovava di fronte a un giovane sindaco e a un leggermente meno giovane assessore all’Ambiente che parlano il linguaggio comune e non il politichese, illustrano le problematiche, convocano esperti da tutta Italia lasciandoli liberi di esprimersi, magari non l’hanno fatto apposta ma si sono situati nel solco di un kennedyano “Non chiedete cosa il Comune di Parma può fare per voi, chiedete cosa voi potete fare per il Comune di Parma.
Gente che, per tutta l’estate, aveva goduto di un bellissimo seppur austero programma di concerti a costo zero di giovani promettenti artisti locali, chè non è che si possa restare per sempre ai Corvi e a Scialpi
contrapposto ai dibattiti con ricco gettone di presenza che tanto piacevano a un Vignali già assediato e ad un passo dalle dimissioni nel programma 2011. E, perchè no, di una presentazione della nostra mitica compagine gialloblù (mi rifiuto di chiamarla “crociata” per dei motivi che non sto a spiegare) nel surreale stupendo quanto difficile scenario di Piazzale della Pace (laboratorio a cielo aperto di tolleranza reciproca e, se il Dio immanente che c’è dentro ognuno di noi lo vorrà, di un’integrazione che oggi è solo parziale) e non nel tempio calciofilo del Tardini.
Federico tiene. Ha capito cosa conta nella vita e cosa non conta un tubo, o forse lo sapeva già di suo e questa anomala esperienza di potere glie l’ha confermato. Chi lo conosce ne parla bene, e chi ne parla male non ha nessuna intenzione di verificare la validità del suo (pre)giudizio.
E Grillo? Direte voi. Un pittoresco tenero ospite d’onore, un papà con un leggero principio di Alzheimer che vuol bene a tutti e tutti gli vogliono bene, diversissimo dal Grillo di Milano 2006 altezzoso e sarcastico (questo è incazzato sul serio e non per finta e quando parla faccio fatica a scorgere in lui le stimmate del demagogo che tanti sono sicuri di vedere con adamantina chiarezza), che sapientemente interviene con parsimonia perché si sente (e sicuramente lo è) un “valore aggiunto” rispetto a qualcosa che può e deve camminare con le proprie gambe.
Il mio apparato informatico è molto rudimentale, sia relativamente a un cellulare che fa filmati di 10″ non scaricabili in rete sia relativamente ad una definitiva morte del mio più volte ricordato Notebook Toshiba che (diversamente da Leonardo) mi ha lasciato vedovo inconsolabile.
Ma forse è meglio così.
Perché avrei potuto inondare l’etere di filmati e foto, e invece così mi affido allo strumento tribale della parola come veicolo principe delle emozioni, e che come tale non mi ha mai tradito.
Come è stato bello scrivere questo post.
Non lo rileggo nemmeno. Corro a godermi la città che risuona ancora di splendide vibrazioni.
Buon vichènd a tutti. E mi raccomando piano coi commenti che poi faccio fatica a leggerli tutti.