Lettera aperta a David Bowie (tanto non mi risponde mica)
Ho dovuto prendere il treno
tu non lo avresti mai immaginato
che potevo farlo
proprio a un passo dalla fine.
Seduto nella Giungla (n.d.t.i.e., nota del traduttore in erba, si tratta di una discoteca berlinese che però, nel nome, allude a una parola che, nella rigidissima lingua tedesca, non appartiene nè al genere maschile nè a quello femminile nè a quello neutro)
un uomo perso nel tempo
davanti a KaDeWe
proprio a un passo dalla fine.
Dove siamo andati a finire?
Dove siamo andati a finire?
Il momento in cui lo sai
allora lo sai davvero.
20.000 persone
attraverso Bose Brucke
le dita incrociate
nel caso eventuale
siano prossimi alla fine.
Dove siamo andati a finire?
Dove siamo andati a finire?
Il momento in cui lo sai
allora lo sai davvero.
Finchè c’è il sole
finchè c’è il sole
finchè c’è la pioggia
finchè c’è la pioggia
finchè c’è il fuoco
finchè c’è il fuoco
finchè ci sono io
finchè ci sei tu.
Dove siamo andati a finire?
A parte i link (e la nota del traduttore in erba) che vi fanno capire meglio i luoghi che David cita, la splendida signora alla sua destra semplicemente “siede alla destra del padre” visto che è sua figlia. E credo che il “tu” finale sia riferito tutto e solamente a lei, che sorride felice accanto al babbo anziano e pessimista in un commovente inno alla vita. Più giù si parla di un’altra Signora meno indulgente che è il convitato di pietra dell’intero video e dell’intera canzone, ma per ora non c’è.
Se dopo 45 anni e rotti di carriera hai ancora voglia di spremere le tue meningi che probabilmente fra droghe di ogni genere (tra le quali, e non la meno pericolosa, l’alcool che hai assunto a ritmi, cadenze e flussi da distilleria per larga parte della tua vita) non hai trattato benissimo per vedere, stupendoti magari tu per primo, cosa diavolo ne esce fuori, non è il caso di gridare al capolavoro (ben altro di eccezionale hai prodotto nella tua entusiasmante “stupefacente” carriera e scusami questo italianissimo calembour, tu che hai sempre brillato per squisito humour britannico minimalistico ma sapido) ma di restare in estatica estetica ammirazione di quello che sembra essere un indulgente dolce/amaro monumento alla carriera e alla vita stessa, beh quello sì.
Rispetto a due tuoi carissimi amici (i maligni sostengono che ci fosse anche qualcosa di più di una cameratesca amicizia ma a noi questo pochissimo cale), Lou Reed e Mick Jagger, che hanno costruito ognuno dei due un personaggio magari intricato e pieno di riferimenti ma, come dire, unico per tutta la carriera, tu ti sei continuamente trasformato con inquietudine a volte ossimoricamente gioiosa a volte ridondantemente inquieta.
E quando hai creduto di non avere più niente da dire, minato nella salute e morsicato dalla depressione, te ne sei stato zitto per quasi 10 anni, dopo aver in effetti prodotto con “Reality” del 2003 uno dei tuoi album globalmente meno significativi degli ultimi 20 anni, periodo plastificato anni ’80 da edonismo reaganiano postberlinese a parte.
Questa canzone, testo musica e se vogliamo anche video, non può non prendere un tuo fan fedele e leggermente sfegatato alla gola, allo stomaco, un po’ dappertutto alla fine. E probabilmente indurrà chi non ti conosce o chi non ti sopporta a dire “Ma dove vuole arrivare ‘sto vecchio di mrd?”.
Perché è chiaro come il sole che questo tuo collocarti nella Berlino, ancora più bella e struggente nel suo essere schizofrenicamente spaccata a metà (lo era, e di fatto lo è tuttora anche se non più fra Ovest ed Est ma solo fra Italia e Slovenia, anche Gorizia ma fa meno notizia e perdonatemi la rima davvero non voluta) di cui citi quasi con pedanteria tutti i punti di riferimento, c’è il disperato ultimo addio ai ricordi di giovinezza di chi sente che non gli resta moltissimo da vivere. O, se sia meglio o peggio ancora lo lascio decidere a te, pensa e teme che quello che gli resta da vivere potrebbe non valere granchè la pena, e allora quando la Signora arriva le offriamo un tè coi biscottini dopo di che ci facciamo portar via come Woody Allen in “Amore e guerra” (che in originale doveva chiamarsi “Amore e morte” ma a Hollywood sono più intransigenti che a Cinecittà e non ne hanno voluto sapere).
Dove siamo andati a finire, Dio mio David, dove siamo andati tutti a finire? Cosa diavolo è questo Duemila a cui tante tue canzoni discretamente e velatamente alludevano? E’ evidente che fa anche a te lo stesso schifo che fa a me, se ci possiamo parlare per un attimo da uomo a uomo e non da Rottame Sociale ad Artista Metafisico.
Ma se la Signora ha altro da fare per un’altra ventina d’anni ti giuro che a noi non dispiace.
Un abbraccio e buona vita, David, buona vita.