M5S: “Comunque vada sarà un successo”.
E’ inutile girarci troppo attorno: che lo si affermi con entusiasmo, con sconforto, con ribrezzo, con raccapriccio, con sincera ammirazione, con un ferriniano “Non capisco ma mi adeguo”, con sublime sottile indifferenza, con cinico disprezzo, con ironico perfino un po’ sarcastico distacco, con adamantina partecipazione, con un coacervo di emozioni in lotta fra loro, attendendo di zompare in cima al carro del vincitore quanto meno morale, travolti da un’ondata di adrenalina, spiazzati dal decorso degli eventi, inclini a una presa d’atto notarile ma intimamente poco convinti, vogliosi di fare un sedicente scoop, fulminati sulla Via Emilia da un refolo di aria nuova e fresca, stomacati dalle arrampicate sugli specchi di una classe politica non alla frutta ma già a lavare i piatti perché non aveva da pagare il conto, come la si voglia girare voltare confezionare cucinare mangiare digerire metabolizzare e se nel caso defecare, lo scudetto d’agosto di questo campionato elettorale (che tale sembra, viste le modalità da Curva Sud con le quali è spesso condotta la campagna elettorale; nè lo stesso Grillo, men che meno anzi, sembra stazionare in tribuna VIP) lo vincono i Grillo Boys, l’impenitente banda dei Pentastellati, il Dream Team a 5 Stelle.
Chi mi legge con attenzione (potrei enumerarli a memoria senza bisogno di controllare perché ne conosco nome età indirizzo e gruppo sanguigno) sa perfettamente che al MoVimento 5 Stelle mi lega un rapporto molto simile a quello che mi lega a Parma, o che mi legava alla Betty durante i nostri 12 tortuosi anni di matrimonio.
E poi siccome sono inveteratamente e atavicamente abituato a contenere e modulare affetti ed emozioni, dopo l’onda di piena dell’innamoramento in me tende sempre a prevalere un campione rappresentativo di tutti i sentimenti legittimamente esperibili, con largo beneficio d’inventario e del dubbio (se volete vi ripeto la frase celebre secondo la quale il ‘900, oltre che “il secolo breve” è stato il secolo del dubbio sistematico, dopo un ‘800 insopportabile col suo irrealistico e semplicistico positivismo, e io sono e resto un uomo del ‘900 e se passo da obsoleto francamente me ne infischio).
Ho vissuto quasi in diretta l’epopea della vittoria di Federico Pizzarotti contro il superfavorito Vincenzo Bernazzoli (in confronto l’impresa del Milan col Barcellona di ieri sera è “roba da rèdder”, come direbbe Dino Sarti a Spométi o Andrea Mingardi a Gig’) e questo ha sicuramente cementato l’affezione verso i Pentastellati.
Ma, nel contempo, ho visto quanto e come (e aggiungiamoci pure un “qualmente” per fare pendant) un sindaco giovane (ma l’attualmente pluri-inquisito Vignali, che lo aveva preceduto, quando è stato eletto aveva un anno meno di lui, però ne dimostrava 47 di più nel modo di fare, e ovviamente non lo dico come complimento nei confronti del Vigna), ingegnoso e volenteroso quanto inesperto e a volte esageratamente e compiaciutamente naif possa trovarsi spesso (e purtroppo per lui ma anche per noi che lo abbiamo votato e continuiamo a credere in lui) a malpartito se non leggerissimamente alla deriva contro i poteri forti (stampa, finanza, imprenditoria e scusatemi se ne ho dimenticato qualcuno) della sua stessa città.
E, lasciando perdere la controversa esperienza di Pizzarotti alla guida della sua tua mia nostra vostra loro Parma, non ho potuto non registrare le sgradevoli svisate (chiamiamole così in un empito eufemistico) della strana coppia Casaleggio-Grillo rispetto all’epurazione islamico-stalinista dei rèprobi veri e presunti, alle per me poco convincenti “parlamentarie” alle quali, di fatto, ha partecipato una ristrettissima oligarchia di fedelissimi (non il massimo della trasparenza e della democrazia, il Pd è stato quasi sbranato per aver posto dei filtri molto più modesti che hanno però instillato in moltissimi, quorum ego, il dubbio che si volesse evitare la “iattura” di una vittoria di Renzi) e (ma lì probabilmente il Branduardi dei poveri non ha responsabilità alcuna) le tonanti dichiarazioni contro i sindacati e contro l’antifascismo (dopo un poco commendevole siparietto di smancerie e cordialità con gli esponenti di Casa Pound, che lo stesso Alemanno, e sto dicendo Alemanno!, vede come il fumo negli occhi).
Però vedere le piazze piene dove parla Grillo, sentirgli parlare il linguaggio della gente comune, vedergli riprendere i temi a me carissimi che ruotano intorno al meta-concetto di una sana decrescita, laddove Bersani continua ad incartarsi con la prospettiva neomontiana o paramontiana di una improbabile “ripresa dello sviluppo”, non riesco a negarlo: mi apre il cuore.
I dubbi restano e molti vorrei che nel tempo venissero cancellati, non c’è alcuna adesione fideistica.
Ma la soddisfazione lievemente trasgressiva di votare una incerta e magari perdente utopia, rispetto alla lagna di rivotare un “usato insicuro” che è la triste un po’ lugubre attuale connotazione del Pd, quella credo che non vorrò togliermela.
E poi, in questo febbraio di meteoriti, di papi che gettano la spugna, di icone dello sport e della promozione dei diversamente abili che ammazzano la morosa per San Valentino, di undici dopolavoristi che asfaltano undici robocops catalani, insomma in questo febbraio di eventi non previsti e a volte di ambigua interpretazione, hai visto mai?………..
Il mio ex-amico Valter (con la v) di Fidenza mi farà inseguire da tutte le sue api se legge questo post. Spero per le sue deboli coronarie che non lo legga.
Buona vita e buon voto a tutti.