Neil Jung

Signor Luca, si sieda… E mi dica la prima cosa che le viene in mente…

La prima cosa che mi viene in mente. Dott. Rinaldoni? Che questo è l’ultimo posto dove vorrei essere, eppure ci sono. Che non desidero fidarmi di lei, ma alla fine lo farò perché in fondo mi conviene. Che ho una barca di cose da raccontare ma non so proprio se Lei nè è degno…

Calma, calma, signor Luca… Quanta furia! Me ne bastava una, ma forse lei non me l’ha ancora detta… Mi sbaglio?…

Ebbene sì, maledetto Carter, ho mentito ancora… Sono qui per…

Per?

Per…

Per?

Ma senta, caro il mio dottorazzo, a Lei non capita mai di avere una parola sulla punta della lingua, lì bella solare e traslucida eppure inesprimibile? Eh? Non le capita mai?

Certo che mi capita, signor Luca, io e lei ci somigliamo molto più di quanto lei non oserebbe mai ammettere.

Ma si può sapere perché parla con quel tono da Hal di 2001 Odissea nello Spazio? Lei ogni tanto prova delle emozioni?

Se fossimo in Questura le potrei rispondere: Qui le domande le faccio io, e lei ha già violato due volte questa regola. Ma non siamo in Questura. Ha intenzione di rilassarsi con significativo anticipo sulla fine della seduta, o intende sfidarmi dall’inizio alla fine?

OK, OK, dottore… Sono rilassato… Rilassatissimo…

Il suo non verbale dice tutto il contrario, ma comunque cominciamo… Che cosa l’ha portata qui?

Rispondere il 6 non è sufficiente?

Direi di no, signor Luca… Direi di no…

Che cosa mi ha portato qui… Lei vuol dire qual’è la causa ultima, o qual’è la causa remota?

Veda lei. Per sua fortuna le mie domande sono meno aggressive delle sue.

Le donne… Forse UNA donna… Forse parecchie donne che nella memoria sembrano una sola… O forse un’unica donna che si frammenta in mille donne…

Molto bene. Vada avanti.

Andare avanti… Non c’è il tasto rewind, o contr-alt-canc? Non c’è un gigantesco elastico per tirare indietro le parole che ho appena detto?

Ma in fondo lei non ha ancora detto praticamente nulla… Si è limitato a collocare, e probabilmente la collocazione è corretta, il suo problema nella sfera degli affetti. Vuol parlare d’altro?

Ma no, ma no… E’ di questo che voglio parlare… Ma non so dove mi porterebbe questo argomento…

Credo che sia il bello dell’esprimersi, signor Luca. A meno che non impariamo la nostra lezioncina a memoria, non sappiamo MAI dove andrà a finire il nostro pensiero. E a volte, senza qualcuno che ci rispecchi, non lo sappiamo nemmeno quando ci sembra di averlo dipanato per intero.

E io di lezioncine a memoria ne conosco parecchie, è questo che vuol dire?

Come tantissimi, signor Luca, forse come tutti…

Sa, Dottor Rinaldoni, mentre salivo le scale mi chiedevo delle cose… Delle cose molto precise… E’ normale per me tempestarmi di domande, lo faccio di continuo… Ma il fatto è che le risposte fluttuano, oscillano, seguono delle ciclotimie molto strette…

Ciclotimie?

Io credo che lei conosca il significato di questa parola… Quindi devo arguire che Lei mi invita a non usare termini tecnici…

Se le creano una buona difesa li usi pure, ma se può parlare il linguaggio dei sentimenti e non quello della tecnica, credo che guadagnerebbe tempo.

Cos’è che stavo dicendo… Ah sì, venendo su per le scale mi facevo delle domande… E nel farmele quasi mi vergognavo di farmele… E pensavo all’ultima donna della quale credo di essere innamorato.

Crede?

Credo, dottore, credo.

Io posso accettare il concetto “Io credo che LEI mi ami”. Ma “Io credo di amarla” è un concetto che mi sfugge.

Le sfugge?

……………

E va be’, le sfugge… Ci provi lei a stare con una donna che sistematicamente fa sembrare le tue parole sbagliate, i tuoi sentimenti esagerati, i tuoi stessi pensieri inappropriati…

Io provo ad immaginarmela, signor Luca, e dal tono con cui lei ne parla vedo che le piace molto che tutto questo succeda.

Mi piace molto?

Lei che ne dice? Mi sta parlando di una donna che le fa da specchio.

Be’ insomma… da specchio…

Sì, signor Luca, da specchio. Lei mi sta descrivendo una dinamica fondamentale ed importantissima tra un uomo e una donna che cominciano a stare insieme: lei vede lui diversamente da come lui si vede (e ovviamente lui fa altrettanto con lei). E’ fondamentalmente per la ricerca di questo rispecchiamento nuovo e diverso che ci si continua ad innamorare.

Lei dice?

E’ una mia opinione, signor Luca, che metto a sua disposizione. Ovviamente non ho alcuna pretesa di convincerla. Ma lei, questa donna, la ama o non la ama?

Amo di lei quello che potrebbe essere… quello che è ma non sa di essere… forse, e questo mi fa impazzire di rabbia, quello che è stata in passato con altri uomini e che con me non sa o non vuole più essere.

Ma della donna reale ed esistente cosa mi dice?

A volte mi affascina e a volte non la sopporto.

Quando capita la prima cosa e quando capita la seconda?

Non credo che dipenda da quello che fa lei… Dipende da come sono messo io…

Cioè?

E’ la prima donna che mi tiene testa sul piano dialettico. A parole mi tratta come un genio, ma nei fatti spesso e volentieri mi fa sentire un perfetto cretino…

Butto lì un’ipotesi… Quando la fa sentire un perfetto cretino lei prova come un senso di sollievo?

Sollievo? Ma… delle volte sì…

Delle volte sì!

Penso a quante altre donne, in passato, si facevano apparentemente incatenare dalle mie parole ma solo per vendicarsi di questa gabbia; mi verrebbe da citare un mitico “Ci hai raggione ma te meno…”, o un quasi equivalente “Lo so che hai ragione ma non voglio dartela (sottinteso ovviamente la ragione, ma in realtà da come evolveva il rapporto anche qualcos’altro…)”.

E con la donna che sta attualmente frequentando, invece?

Lei non si lascia incatenare. Ho la penosa impressione di doverla riconquistare tutti i santi giorni…

Penosa? Cosa c’è di penoso nel mantenere e valorizzare la dimensione della seduzione e della conquista? Non sarà invece proprio questo che le fa amare questa donna?

Sì, perché la amo… Il problema è che lei non ci crede…

Uno che ha una padronanza così perfetta e completa della lingua italiana, signor Luca, a volte può lasciare perplesso chi comunica con lui… E lei è innamorata?

A parole no… Anzi alle mie pressioni lei esplicita di non esserlo… Ma mille piccole cose che fa per me, che sopporta di me, che mi comunica, mi fanno pensare il contrario.

Benissimo!! Lei tocca giustamente la dimensione del non verbale, perché é lì che si misura la pienezza di un sentimento. La donna che le interessa le dà delle prove che lei in fondo ritiene convincenti; e lei, signor Luca?

Io… Io non mi accontento mai, la provoco, cerco di metterla a disagio e di farla sentire cattiva perché non dice mai che mi ama…

Ma lei vuole amare o essere amato?

Amare è qualcosa di banale… Mi riesce benissimo… E’ essere amato che mi stuzzica di più.

Ci rifletta signor Luca, ci rifletta… Ci vediamo lunedì prossimo….

11 Risposte

    1. Ma se ghe pensu, cribbio. Ma ti devo pure insegnare il Genovese oltre a darti ormai abituale spunto per quasi tutti i tuoi posts (con la esse, che son più d’uno)? Splendida canzone che ricordo di aver ascoltato nelle versioni di Bruno Lauzi e di Gino Paoli, curiosamente nessuno dei due nato a Genova (Gino Paoli nasce a Monfalcone e Bruno Lauzi addirittura in Eritrea, allora colonia italiana, mentre gli stessi Tenco e De Andrè hanno origini piemontesi… ma questo non fa altro che illustrare la vocazione cosmopolita e inclusiva della Superba).

      Guarda che replica che ti ho costruito su 4 parole di cui una sbagliata. Sono o non sono un genio incompreso?

      1. eh eh eh eh eh eh eh ed è per questo che io sono sempre molto ermetica, per lasciare svolazzare il tuo estro creativo…….. allua mi veddu u ma e a ciassa da nunzia ….. rivedu u righi e mi se stringe u co ah ah ah ah ah ah ah come vedi pronuncio male il genovese, figurati a scriverlo caro mio. baci.
        p.s. a me piacciono i Litfiba o meglio il Pelù…….

        1. Meno male che questa volta non hai confuso la “o” con la “u”, altrimenti al nostalgico emigrante protagonsista della canzone poteva sembrare si stringesse qualcosa di diverso dal cuore.

          Pregasi immaginare emoticon di uno che sghignazza in modo incontinente.

        2. si infatti anche io pensavo alla u al posto della o eh eh eh eh . p.s. per sghignazzare scrivi come faccio io eh eh eh eh eh ehh eh che va bene uguale tanto tutti quei segnetti mi danno sui nervi…..

  1. A me stuzzica l’ultima frase di Luca: concordo, essere amati non è facile, anzi. Richiede troppe mediazioni. Meglio essere innamorati, si fa meno fatica! Se accade, naturalmente.Ciao

    1. Più che altro, amare ha (rispetto all’essere amati) il crisma della certezza. Anche codesto post (la scelta dell’aggettivo indica un certo qual snobistico distacco critico dalle proprie creature paraletterarie) è uno strategico repechage dagli archivi del vecchio blog dal pedestre e mistificatorio nome di “Elogio dell’entropia”, che contiene un 80% di materiale che merita l’oblio, ma anche alcuni pezzi che si rivelano di assoluta attualità anche a 4, 5, 6 anni di distanza. E potrei surrettiziamente farli passare per nuovi visto che anche la Terry se li dimentica in fretta.

      Se sei tornata da Cervia, un felice e indolore ritorno in città, altrimenti gioiosa permanenza e attenta al vicino di ombrellone.

  2. Sono tornata, i vicini ombrelloni bambini, nonni, finte giovani donne liftate. Niente di che. Ho preso il sole. Ma qui che caldooooooo!

    1. Il caldo passa, la voglia di vivere si autoalimenta attraverso le ere geologiche. Non so se mi spiego.

  3. Eh, quella carognetta del super-Io! Anche a me ne ha giocato delle belle. Una volta, che mi ero innamorata di uno che lui non approvava, sempre mi mandava dei sogni orrendi dove, ad esempio, ero col mio lui, coperta solo da un manto rosso, su un auto che prima si rifiutava di partire e poi correva dritta verso un burrone. In un altro sogno mi sparavo accidentalmente, in realtà per autopunirmi, e nessuno mi prestava soccorso. Solo quando la storia fini, grazie ai miei tentennamenti e alle mie critiche esasperate e, ancor più, esasperanti, quel fetente di super-io mi mandò un sogno di assoluzione. Impersonando mia madre, dopo averci fatto sdraiare lui e io su un letto matrimoniale, ci impartiva la sua benedizione.
    Spero di non averti fornito materiale sufficiente a diagnosticare la mia totale insanità mentale.
    Ciao, dottore.

    1. Il dottore curante e giudicante è stato opportunamente giustiziato in un post precedente secondo WordPress, ovviamente successivo secondo Leonardo, ma a me i paradossi dello spazio-tempo meno ne capisco più mi affascinano. Il Super-Io fa, disfa; aggrega, disgrega; sembra permettere ma si vede che hai capito male. Come diceva Osvaldo rendendoci Contenti, dippiù nin zò.

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